Il punto

Quando Trump si incazza: la scure delle sanzioni sul petrolio russo

Il presidente degli Stati Uniti, in un'intervista a NBC News, ha detto di non aver gradito l'uscita di Putin sulla legittimità di Zelensky e di essere pronto, se necessario, a punire Mosca
© AP
Marcello Pelizzari
30.03.2025 17:45

Arrabbiato. Anzi, «incazzato». Donald Trump, in un'intervista concessa a NBC News, è stato tutto fuorché conciliante con Vladimir Putin. Al contrario, il presidente degli Stati Uniti ha minacciato l'imposizione di sanzioni secondarie sul petrolio russo se riterrà la Russia responsabile di un eventuale mancato accordo per porre fine alla guerra in Ucraina. La retorica rabbiosa del tycoon nei confronti del leader del Cremlino, indubbiamente, è un cambiamento rispetto ai toni morbidi adottati sin qui dalla Casa Bianca nei confronti di Mosca. 

A far scattare Trump, leggiamo, è stata l'uscita sulla legittimità di Volodymyr Zelensky. Quando, cioè, il presidente russo «ha iniziato a intaccare la credibilità del presidente ucraino» parlando «di una nuova leadership». Una questione, ha spiegato lo stesso presidente a NBC News, di cui Trump intende parlare direttamente con Putin questa settimana. La posizione pro-Zelensky, per certi versi, sorprende. E spiazza. Anche perché Trump, in precedenza, aveva definito il presidente ucraino «un dittatore senza elezioni». Dando seguito alla narrazione russa e, al contempo, facendo sprofondare i rapporti con Kiev ai minimi storici. 

«Se io e la Russia non dovessimo riuscire a raggiungere un accordo per fermare lo spargimento di sangue in Ucraina e se dovessi pensare che è colpa della Russia allora applicherò tariffe secondarie su tutto il petrolio che esce dalla Russia» ha spiegato Trump. Il presidente statunitense, ancora martedì, aveva fatto intendere che Mosca avrebbe potuto «tirarla per le lunghe» pur volendo, a suo dire, la fine della guerra. Mostrando, quindi, una certa pazienza nei confronti del Cremlino. Sempre martedì, la Casa Bianca aveva annunciato in pompa magna di aver raggiunto un accordo con Russia e Ucraina per garantire una navigazione sicura nel Mar Nero. Quanto a un cessate il fuoco, Mosca aveva dichiarato che, prima, vorrebbe vedere un alleggerimento sulle sanzioni. 

La rabbia di Trump, in realtà, non è una novità assoluta. Al di là di un rapporto piuttosto stretto e intenso con la controparte russa, già all'inizio del mese, secondo quanto riferisce Axios, la frustrazione del tycoon si era, citiamo, «intensificata». Proprio in risposta al comportamento della Russia e all'intensificarsi degli attacchi in Ucraina. Della serie: io spingo per un cessate il fuoco e voi continuate a bombardare. Il 7 marzo, su Truth, Trump aveva espresso tutto il suo disappunto. Spiegando che i «martellamenti» russi sul campo di battaglia si sarebbero, forse, tradotti in sanzioni bancarie su larga scala nei confronti di Mosca. 

Il balletto di Trump sulle sanzioni, di suo, è interessante: gli Stati Uniti, sin dai primi giorni dell'invasione su larga scala dell'Ucraina, hanno adottato e, con il passare dei mesi, inasprito le misure contro Mosca. L'amministrazione Trump, tuttavia, ha detto di voler considerare, eventualmente, un allentamento come gesto distensivo nell'ottica di un miglioramento delle relazioni fra Washington e il Cremlino e, parallelamente, nella speranza di arrivare a un accordo per porre fine alla guerra di aggressione di Vladimir Putin. Trump, concludendo, ha detto che il messaggio è arrivato forte e chiaro a Mosca. O, meglio, che Putin sa della rabbia di Trump. «Ma ho un ottimo rapporto con lui e la rabbia si dissipa rapidamente, se fa la cosa giusta».